Continua da What If #4 – Fuga dal Tempio
I sopravvissuti seguirono il percorso per ore, restando sempre nel complesso sotterraneo del Tempio Jedi.
– Quanto hanno costruito? – si domandò Kento Marek.
– Spero soltanto che i traditori non abbiano le mappe dei sotterranei e che non sappiano dove terminano. – rispose Shaak Ti.
– Maestra, ho fame! – disse la giovane Maris Brood.
La Maestra la tirò a sé per darle un tozzo di pane da mangiare, ma prima che potesse prenderlo venne lanciato un detonatore termico poco più indietro la loro posizione. Ci fu un’esplosione e i Jedi si misero in posizione difensiva tenendo le spade tese a protezione del corpo.
Una volta diradatosi il fumo videro avvicinarsi tre figure con le mani giunte e i mantelli neri.
– Ci hanno trovato! – mormorò Kazdan Paratus.
I tre si avvicinarono e si mostrarono: erano Kit Fisto, Agen Kolar e Saesee Tin.
Sha Koon fu la più sorpresa nel vederli e ritrasse la spada.
– Maestri, aiutateci a fuggire dal Tempio! I cloni ci hanno attaccato e non sappiamo cosa sia successo agli altri. Dove si trova il Maestro Windu? – chiese.
I tre non risposero e Shaak Ti notò che i loro volti avevano qualcosa di strano. Kento guardò la Togruta e gli venne lo stesso dubbio. Paratus, attraverso le gambe robotiche, si avvicinò ai tre maestri ma Kit Fisto lo spinse via con la Forza.
– Non sono i Maestri. Via! – disse Shaak Ti urlando.
Provarono ad indietreggiare ma i tre maestri bloccarono i loro corpi, sollevandoli di peso.
– Perché? – disse Maris piangendo.

Alle spalle dei maestri Jedi arrivò un plotone di cloni formato da dieci soldati, i quali puntarono le armi contro i fuggitivi.
– Traditori! – disse uno di loro.
Sha Koon guardò verso l’alto e, usando la Forza, fece cadere un pezzo di soffitto sopra i cloni. Questi furono travolti e persero conoscenza, permettendo agli altri Jedi fuggitivi di prendere le spade. Cominciarono a mulinarle, costringendo i tre Maestri Oscuri dapprima a mollare le prese, e poi a prendere anch’essi le loro spade.
Sha Koon assalì Agen Kolar, portando attacchi uno dopo l’altro; Kazdan Paratus si occupò di Kit Fisto mentre Saesee Tin tirò a sé la Padawan Maris Brood, puntandole la lama alla gola.
– Maestro Tin, non so cosa sia successo a voi ma se la vostra missione è ucciderci, prendi me. Lascia stare la bambina! – disse Shaak Ti.
-No! – urlò disperato Kento.
La Togruta scosse il capo, come a far capire di non intervenire. Il Jedi umano, però, notò di come uno dei cloni stava per rialzarsi e gli venne in mente un’idea. Tenne la spada verso il basso, chiuse gli occhi e uno dei cloni sparò un colpo stordente contro Saesee Tin.
A quel punto Agen Kolar e Kit Fisto, dopo aver visto il clone colpire uno di loro, spinsero via i loro avversari e si girarono, decidendo di vendicarsi contro i cloni.
Maris tornò dalla maestra Ti.
I cloni si alzarono tutti uno dopo l’altro e nel vedere i Jedi di fronte a loro puntarono i loro fucili.
– Che volete fare? – disse uno di loro.
Kit Fisto alzò con la Forza un clone e lo attirò a sé, strozzandolo.
I Jedi fuggitivi approfittarono dello stallo per indietreggiare e fuggire ma Agen Kolar li bloccò come avevano fatto prima.
– Ho un piano! – disse Sha Koon.
Lanciò la sua spada contro Agen Kolar, che, quindi, mollò i fuggitivi e in quell’istante la nipote di Plo Koon fece uso del Lato Oscuro, scatenando tutta la forza che aveva in corpo per creare esplosioni nei sotterranei.
I compagni di Sha furono spinti via per diversi metri e la stessa sorte capitò agli Jedi corrotti e ai cloni.
Diverse ore dopo Kento Marek si risvegliò ed era in un punto stretto circa due metri. Accanto a lui c’erano Shaak Ti con Maris e Kazdan Paratus.
Diede loro dei colpetti e si svegliarono anch’essi.
– State bene? – chiese?
La Togruta, improvvisamente, sorrise: poco più avanti c’era l’uscita. La indicò ai compagni. Si alzarono un po’ a fatica e iniziarono a camminare, trovandosi vicino ad una piattaforma d’atterraggio ben lontano dal Tempio.
– È la nostra occasione! – disse Shaak Ti.
Vi salirono e lasciarono la Capitale, osservando alle spalle il Tempio in fiamme.
Nel punto in cui Sha Koon aveva permesso la loro fuga, la stessa osservò i cumuli di macerie, compiacendosi di ciò che aveva fatto.
– Resterò qui dove sono cresciuta. A te, zio, che la Forza ti abbia preso in gloria! – esclamò.
Lasciò quel punto e si diresse nella stessa direzione dove erano andati i compagni.

Intanto, nei sotterranei, una seconda squadra di cloni raggiunse il punto in cui si erano sentite le ultime comunicazioni. C’erano macerie, detriti.
– Non ero d’accordo sul mandare quei Jedi a prenderne altri. Hanno fallito miseramente! – disse un clone.
Un vortice si aprì in quel punto e da lì uscì una donna dai capelli biondi, occhi azzurri e un candido vestito bianco. I cloni, vedendola come pericolo, cercarono di aprire il fuoco ma ella li bloccò tutti a mezz’aria e, voltato lo sguardo verso di loro, scaricò fulmini di Forza così potenti da incenerirli.
Sollevò i massi e guardò gli Jedi corrotti.
– Il vostro ritorno alla vita è vitale anche per la missione. Alzatevi maestri Jedi! – disse la donna.
Sollevò i loro corpi senza vita e li portò all’interno del portale, sparendo.
Continua…