Continua da: What If #2 – Attacco al palazzo
– Maestro, mi duole disturbarla ma ciò che ho appena scoperto ha dell’incredibile: Qui–Gon Jinn è vivo e ha attaccato Ventress e le nostre truppe su Tatooine. – esclamò il Conte.
-Ne sei sicuro, mio apprendista? – domandò Sidious.
– Ho assistito al suo attacco. Come si muoveva, come combatteva… era il mio padawan. E’ rimasto confinato in quel mondo per così tanto tempo che penso si sia abbandonato al Lato Oscuro e potrebbe … –
Prima che potesse terminare la frase, il Maestro Sith lo interruppe.
– E’ un avversario, un nemico per il nostro piano e se anche fosse passato al Lato Oscuro non accetterà mai di unirsi a noi.
La sola cosa che dobbiamo fare è intervenire e sarai tu, Tyranus, a toglierlo di mezzo. Dirigiti su Tatooine e uccidilo. Parti ora. Questo è un ordine o hai intenzione di disobbedire? – Sidious minacciò il Conte che sentitosi messo alle strette si inginocchiò.
-Farò ciò che devo, Maestro! – rispose.
L’ologramma svanì e il Conte sentì crescere in lui la frustrazione e la rabbia ma doveva obbedire al volere del proprio maestro. Indossò il mantello, uscì dai suoi alloggi e raggiunse la propria nave, facendosi accompagnare da due guardie magna.
Direzione Tatooine.
Usciti dall’iperspazio si trovarono dinanzi al pianeta. Al droide pilota venne chiesto l’ultima locazione di Ventress e venne fuori: Mare delle Dune. Spinsero la nave fino a quel punto, seguendo il segnale lasciato dall’assassina.
La nave atterrò nel bel mezzo del deserto in piena notte e se non fosse stato per il cielo sereno, la visibilità sarebbe stata nulla. Tenendo un congegno circolare, arrivò fino al punto indicato, guardandosi attorno.
Il suo piede toccò qualcosa di solido e il Conte si fermò. Guardò in basso e vide delle dita delle mani di colore bianco. Utilizzò la forza e tolse la sabbia.
Ventress giaceva senza vita, gli occhi spenti e la bocca spalancata e una ferita profonda al petto.
Dooku provò a toccarla al petto ma, dal terreno, uscì un tentacolo di colore rossiccio che afferrò il corpo dell’assassina, trascinandola sottoterra. Il Conte arretrò di diversi passi.
Sentì la presenza di qualcuno alle sue spalle e si girò di scatto, parando un colpo di spada laser.
Dooku cercò di alzare la difesa per vedere chi lo aveva attaccato: il viso era segnato dall’età , la barba folta e bianca, gli occhi gialli e i capelli lunghi al centro, che cadevano sulle spalle mentre ai lati erano rasati e presentavano simboli tribali.
–Qui–Gon! – esclamò il Conte.
Chi aveva di fronte era il suo ex-padawan, il quale attaccò ripetutamente, portando il suo vecchio maestro a spostarsi verso sinistra, in un primo momento, per poi sferrare un calcio in pieno petto, costringendo Dooku ad allontanarsi di due metri.
Qui–Gon provò a dirigersi verso il suo antico maestro ma quest’ultimo rispose utilizzando i fulmini della forza e questi travolsero l’ex-allievo, caduto a terra e sofferente.
– Che delusione! – esclamò Dooku.
Mossa errata: Qui–Gon utilizzò il soffocamento, arrivando a sollevare da terra il Conte.
Tyranus soffriva e stava per perdere conoscenza.
Mosso da disperazione riprovò l’attacco con i fulmini, questa volta parati dalla spada di Qui–Gon, permettendo al Conte di liberarsi.
Dooku tossì così forte da portarlo a sputare sangue.
Il Jedi oscuro si lanciò nuovamente verso il suo maestro e portato dalla ferocia mulinò attacchi uno dopo l’altro, portando Dooku ad arretrare sempre più e mandandolo verso uno strano cratere.
Il Sith, ad un certo punto, spinse via il jedi e si girò. Dinanzi a lui c’era un Sarlaac.
Si rigirò e non si rese conto che Qui–Gon gli era già addosso, portandolo alla caduta e alla perdita della sua spada.
Il Jedi arrivò a portare la lama alla gola del Conte.
– Sei diventato molto più potente di quanto pensassi, ma hai ancora tanto da apprendere! –
Dooku affondò completamente nel Lato Oscuro per sferrare i fulmini della forza alla sua massima potenza, portando il Jedi a piegarsi e a soffrire.
All’improvviso un tentacolo del Sarlaac afferrò la caviglia di Qui–Gon e lo portò verso le fauci.
Dooku osservò, immobile, il trascinamento e nel mentre gli sembrò che il suo ex-padawan gli chiedesse aiuto.
Si voltò senza guardare e a passo spedito raggiunse la sua nave. Una volta arrivato alla rampa si guardò indietro, pensando ai suoi due apprendisti, entrambi morti in questo questo posto sperduto. La nave partì e lasciò Tatooine.
I due soli irradiavano le sabbie di Tatooine e i bantha pascolavano qua e là in gregge.
Dal pozzo del Sarlaac arrivarono delle urla, ma non di una vittima: era l’animale stesso.
Un essere emerse dalla sabbia e aveva le sembianze di un umano, era ricoperto di sangue e di una sostanza appiccicosa.
Costui teneva in mano le due spade laser di Ventress e le guardò con soddisfazione.
Il vento si alzò all’improvviso e sembrò stesse arrivando qualcosa, o qualcuno.
L’uomo se ne accorse e si voltò, vedendo una figura femminile dal candido vestito bianco, razza umana, capelli biondi e occhi azzurri.
Costei teneva in mano la spada laser di Qui–Gon e si avvicinò all’essere emerso.
La donna lo guardò e disse:
– Qui–Gon Jinn, quest’arma ti appartiene. Sono Daxak, guerriera della luce e ho bisogno del tuo prezioso aiuto. Solo tu puoi aiutarmi! – sentenziò la donna, avvicinando la spada laser a Qui–Gon.