Lo Spazioporto

I Discorsi

Quiz

Sondaggi

Timeline

About us

Link

The Acolyte: La Seguace – Recensione

da Set 2, 2024Lo Spazioporto Galattico

The Acolyte – La Seguace, l’ultima uscita tra le serie TV ambientate nel mondo di Star Wars, aveva un potenziale incredibile che non è riuscita a sfruttare, nonostante l’alto budget e le premesse iniziali. Fa schifo come molti “fan” la descrivono? Assolutamente no. Poteva fare meglio? Decisamente sì.

In questo articolo andremo ad analizzare cosa ha funzionato e cosa no; a volte cercherò di andare nel dettaglio (per esempio quando parlerò della “porta dell’ascensore”) in modo da poter argomentare le mie tesi. Se non l’avete ancora vista, vi consiglio vivamente di non andare oltre (e di guardare la serie!).

ATTENZIONE: CONTIENE SPOILER!

The Acolyte è ambientata nell’era dell’Alta Repubblica, 100 anni prima degli eventi raccontati ne La Minaccia Fantasma. Solo questo è bastato a risvegliare la curiosità di tutti i fan della saga: è la prima volta che un’opera televisiva racconta una storia che non sia legata agli Skywalker. Ed è per questo che parliamo di potenziale enorme: Leslye Headland (la showrunner della serie) aveva talmente tanta libertà che, secondo me, le si è rivoltata contro.

Parliamoci chiaro: quando hai un fandom così esteso è difficile accontentare tutti e quello di Star Wars è sicuramente il più complicato da gestire, ma abbiamo già visto che Lucasfilm è in grado di produrre ottime serie TV; mi riferisco, ovviamente, a The Mandalorian e Andor. The Acolyte, sicuramente, non è al loro livello. Ma, per fortuna, non è neanche pessima come The Book of Boba Fett.

Se qualcuno dovesse chiedermi una sola parola per descrivere la serie, direi: “debole“. Debole come il Padawan che non vedeva l’ora di ritornare a casa, su Coruscant, e la cui impazienza ha scatenato una serie di eventi che sono, poi, la storia raccontata in questa serie TV.

Non brutta, non bella, non entusiasmante ma nemmeno noiosa. Debole.

Eppure, di cose positive ne abbiamo viste: i combattimenti, sia con la spada laser che senza, a livello coreografico e di regia (a parte quegli slow-mo stile La tigre e il dragone della puntata finale che a me non dispiacciono ma che con Star Wars proprio non c’entrano nulla e spezzano il ritmo) sono stati sicuramente la parte migliore di questa serie.

Non solo: ho apprezzato molto il richiamo alla cultura Giapponese, come le ambientazioni e lo stile di combattimento di alcuni Jedi, e l’elmo dello Straniero (Qimir); non solo esteticamente ma anche per il fatto che fosse composto di Cortosis. Questo materiale, già citato in vari fumetti e romanzi, ma soprattutto già visto in The Clone Wars, permette di neutralizzare per qualche secondo le spade laser (se non ve ne siete accorti, riguardate la quinta puntata) ed è molto resistente sia strutturalmente che alla Forza stessa.

Lo Straniero/Qimir

A proposito di Qimir: Manny Giacinto è riuscito a dare un’ottima interpretazione, dando spessore e tridimensionalità ad un personaggio decisamente accattivante. Non sono riusciti nello stesso intento gli altri attori principali: Lee Jung-jae, che interpreta il Maestro Sol, ha fornito una buona interpretazione ma le difficoltà con la lingua inglese (come da lui stesso ammesso) si sono sentite tutte. Non parlo della pronuncia, ovviamente, ma proprio della difficoltà che aveva nel pronunciare certe parole, rendendolo, a tratti, imbarazzante. Probabilmente per chi l’ha seguita in italiano non ha notato questi problemi, potendo apprezzare totalmente le doti attoriali dell’interprete sud-coreano.

Rebecca Henderson, moglie della showrunner Leslye Headland ed interprete della Maestra Jedi Vernestra Rwoh, non mi è dispiaciuta ma il suo personaggio non mi ha convinto: per chi legge fumetti e romanzi sa che Vernestra è tra i Jedi più potenti e in questa serie non le è stata fatta giustizia. Certo, non era la protagonista e magari il suo personaggio sarebbe stato approfondito nella seconda stagione, ma è proprio questo il punto: la serie è debole anche perché sono state riprese tante cose dai romanzi o dai fumetti, senza però darne il giusto peso. Non tutti li leggono, anzi, e quindi basterebbe qualche ripresa più lunga, un tema musicale più solenne, qualche sguardo più profondo, per riuscire a dire di più senza dover per forza stravolgere tutto.

Osha/Mae

Sicuramente chi ha deluso di più è stata Amandla Stenberg, duplice interprete delle protagoniste Osha e Mae: in 8 episodi non è riuscita a dare un minimo di spessore ad entrambi i personaggi, con un repertorio di espressioni facciali troppo limitato. Non che la scrittura del personaggio l’abbia aiutata: “Osha!”, “Mae!”, “Osha!”, “Mae!” ecc., è stato il dialogo medio tra le due sorelle-gemelle.

A proposito di dialoghi, un altro punto critico è sicuramente la sceneggiatura: tra banalità e scelte piuttosto pigre, ci sono tante cose che mi hanno fatto storcere il naso mentre guardavo questa serie TV. In ordine sparso: Qimir che si auto-definisce un Sith (tante volte le parole non servono), il cameo di Darth Plagueis (esteticamente molto figo) piazzato totalmente a caso e la porta dell’ascensore, tanto per citare le prime scene che mi vengono in mente.

La porta dell’ascensore? Ma che c’entra? Eh, c’entra c’entra: non sono uno che dà troppo peso ai buchi di sceneggiatura se sono funzionali alla storia ed al suo ritmo, ma in questo caso non sono riuscito a non notare la presenza mastodontica del mastodontico ascensore per il Santuario delle streghe: la prima volta Sol si avventura in una scalata degna di Alex Honnold perché la porta non si apre. Poi ci ritorna con i Jedi e Kelnacca la apre in due secondi. Dopodiché Mae spacca un pannello elettrico bloccando l’ingresso al santuario e quindi Sol e Torbin devono scalare (di nuovo) la montagna. Ma non è finita qui: dopo i disastri causati dai Jedi e Mae, il reattore della “reggia” esplode e quindi ci aspettiamo il nostro caro ascensore sia andato fuori uso. E invece no! 16 anni dopo Osha arriva con Qimir e, come Kelnacca prima di loro, apre la porta muovendo due cavetti. Ma com’è possibile? Come è alimentato l’ascensore? Il reattore è saltato e quel posto è rimasto abbandonato per 16 anni. Eppure, non c’è fine al peggio: quando Vernestra arriva su Brendok con gli altri Jedi, usa la Forza per aprire la stessa porta. La Forza. Sol si era dimenticato di poter usare la Forza o gli piaceva scalare infinite pareti verticali?

Sarò pignolo, ma quando noto questa pigraggine nella produzione di un’opera televisiva/cinematografica, non posso che rimanerne deluso. Per me è chiaro che Leslye Headland abbia fallito: 180 milioni per una serie TV di 8 puntate da 30 minuti l’una (per un totale di 4 ore) sono veramente tanti. La sceneggiatura è quella che è, le prove attoriali sufficienti, la colonna sonora assolutamente anonima, la regia anche. Insomma, mi sarei aspettato molto di più.

I Jedi prima del massacro

Ripeto: non è tutto da buttare, soprattutto la quinta puntata (la migliore della serie), perché in generale si lascia guardare e non risulta mai troppo noiosa (anche se i flashback spezzano il ritmo e sono un po’ ripetitivi) ma questo non basta a definirla una buona serie.

Lucasfilm/Disney ora dovrà decidere cosa fare: la seconda stagione non è stata ufficialmente confermata ma è chiaro che la prima sia stata fatta con l’idea di proseguire oltre. Se non dovessero correggere il tiro, magari sostituendo la showrunner, allora si rischia di buttare in mare un prodotto dal potenziale enorme.

Io, onestamente, sarei disposto a darle una seconda possibilità. Voi?

Voto: 6,5

PS: Ho volutamente lasciato quest’ultima parte, nonostante la serie sia stata cancellata ufficialmente, in quanto avevo scritto la recensione prima di andare in ferie e mi sembrava corretto valutare la serie senza farsi condizionare dalla notizia della cancellazione. Avreste rinnovato la serie o siete d’accordo con la drastica decisione presa dalla Disney?

Articoli Correlati

10 PRODOTTI a tema Star Wars da comprare ASSOLUTAMENTE

10 PRODOTTI a tema Star Wars da comprare ASSOLUTAMENTE

Anche quest'anno l'Impero vuole farci spendere tutti i nostri crediti in modo da poterci controllare più facilmente, consci del fatto che se ci riunissimo è dessimo vita ad una, che ne so, Ribellione, e avessimo i giusti mezzi, potremmo facilmente distruggerli e...