Il Prescelto è il primo, breve racconto originale della serie Ad Interim, in cui il nostro Mauro Cipriano darà uno sguardo personale su alcuni episodi che accadono tra un film e un altro, o tra una scena e un’altra, andando ad approfondire parti inesplorate, o parzialmente esplorate, delle storie canoniche di Star Wars. Buona lettura!
Sono trascorsi otto anni dall’invasione di Naboo ad opera della Federazione dei Mercanti. La neonata Alleanza Separatista minaccia l’integrità della Repubblica, che nel frattempo ha perso centinaia di sistemi.
Il Maestro Obi-Wan Kenobi continua la sua missione di addestrare il giovane Anakin Skywalker. Il ragazzo si dimostra sempre più avventato e poco lucido. Ma c’è un motivo: qualcosa di inquietante non gli dà tregua.
È una giornata particolarmente fredda. L’intrepido Padawan si sveglia all’alba e si dirige verso la camera del Consiglio degli Jedi, per prepararsi ad affrontare la quotidiana sessione di allenamento con il suo Maestro…
Era l’alba. Una timida luce rossa attraversava le finestre. Faceva freddo, molto freddo, anche più del solito. Non che gli altri giorni facesse caldo, naturalmente. Dai camini degli edifici si vedeva già un gran fumo nero. Per di più il baccano del traffico era incessante. Non si viveva bene nemmeno su Coruscant.
Il giovane Anakin era lì, al centro della camera. Se ne stava fermo, immobile. Non batteva ciglio. Aveva avuto un’altra notte insonne. Si era tirato su con una buona colazione. Stava pazientemente aspettando il suo Maestro. Sì, Obi-Wan lo avrebbe raggiunto a breve.
La porta si aprì.
– Oh, eccoti qua. – Obi-Wan sorrise.
– Buongiorno, Maestro. – replicò Anakin, accennando un inchino.
Qualcosa non quadrava. Obi-Wan conosceva quello sguardo. Lo conosceva fin troppo bene. Ormai succedeva quasi tutti i giorni. Anakin non poteva più sopprimere il suo tormento. Sognava ancora la sua cara madre. Erano trascorsi otto lunghissimi anni, eppure era come non averla mai abbandonata. In tutti i sogni le appariva debole, fragile… morente. Sembrava così reale.
– È successo di nuovo, immagino. – Obi-Wan si mostrò preoccupato.
– Sì. – sussurrò Anakin, abbassando lo sguardo.
Poi scosse leggermente la testa.
– Non finisce mai… –
– Con il tempo i sogni passano. – il suo Maestro cercava di rassicurarlo. Ma forse era inutile.
Entrambi tolsero la veste e si sgranchirono i muscoli. Si fissarono per qualche istante. Anakin afferrò la spada per primo. La trovava scomoda. Non la sentiva affatto sua. In fondo sapeva che, a suo tempo, avrebbe dovuto fabbricarsi la propria.
– Sei pronto, Anakin? –
Il ragazzo si ricompose.
– Sempre. –
La camera fu invasa da due fasci azzurri. Forse a quell’ora del giorno erano fin troppo luminosi da sopportare alla vista. Certo, il clangore non era mai contenuto quando si duellava. Entrambi sapevano il fatto loro. Erano due guerrieri formidabili.
Spesso Obi-Wan puntava a far stancare il suo allievo, ma oggi aveva il presentimento di poterlo spiazzare: puntò a disarmarlo. Ma Anakin non cedette. Voleva vincere a tutti i costi. Come sempre, d’altra parte. La rabbia lo raggiunse in fretta. Le lacrime cominciarono a scendere. Colpì senza pietà. E colpì ancora, digrignando i denti. Come se volesse ucciderlo. Ma non durò molto. Un piede storto, ed ecco che inciampò sulla sua veste. Si accasciò a terra. Obi-Wan riprese fiato e, subito dopo, mise a posto la spada.
– Basta così! – esclamò rigido.
Il ragazzo era distrutto. Crollato in mille pezzi. Arreso. Impiegò molti secondi a rimettersi in piedi. E piangeva ancora. Obi-Wan gli si avvicinò. Appoggiò con dolcezza una mano sulla sua spalla. Non sopportava di vederlo così. In effetti quello non era stato il primo fiasco.
– Non lasciarti sopraffare, mio giovane Padawan. Collera, aggressività… esse sono il Lato Oscuro! –
Anakin non aveva il coraggio di guardare negli occhi il suo Maestro.
– Ti ho deluso un’altra volta, non merito il tuo insegnamento. Perdonami. –
– Il tuo legame con la Forza è indissolubile, Anakin. Ma ricorda: noi non cerchiamo il conflitto. È nostro compito difendere la vita, non toglierla. –
Era un monito che ripetevano alla fine di ogni sessione. Con queste parole, Obi-Wan lo congedò. Mentre si asciugava le lacrime, Anakin si incamminò verso il dormitorio. E si voltò, prima che si dileguasse.
– Grazie, Maestro. –
Obi-Wan rimase da solo. Si affacciò alla finestra. Incrociò le braccia. Lo faceva sempre, quando poteva concedersi del tempo per meditare. Si ricordava molto bene della promessa fatta a Qui-Gon, dopo che quel Sith dagli occhi di fuoco glielo portò via. Avrebbe dovuto prendersi cura del bambino, in un modo o nell’altro. Lui era il Prescelto, dopotutto.
D’un tratto, una parola sembrò echeggiare nella sua testa. Un nome. Un nome potente. Un nome che avrebbe scacciato la bufera del dubbio.
– Yoda… –
Tutto fu chiaro all’istante. Era ora di parlare con Yoda.