Continua da: Star Wars Ad Interim: Il Prescelto
E così aspettò la sera. Le ore passarono in fretta. Obi-Wan rimase da solo per tutta la giornata. Provò ad appisolarsi nel pomeriggio, ma non chiuse occhio; quei tremendi colpi di spada echeggiavano ancora nella sua testa. Non riusciva a dimenticare la furia negli occhi del suo Padawan. Non era nemmeno uscito a prendere una boccata d’aria. Lui e Qui-Gon lo facevano sempre: si sedevano al fresco e discutevano su quale fosse la tecnica più efficace in duello.
– Non puoi competere, ragazzo mio. L’Ataru trionfa sempre. – diceva Qui-Gon, lasciando che i lunghi baffi mostrassero un gran sorriso.
– Un giorno ti ricrederai, Maestro. Porterò il Soresu al suo massimo splendore, e persino io sarò più in alto di te. Potrei anche adoperare una frase ad effetto! –
Obi-Wan sentiva spesso la mancanza del suo Maestro. Non c’era giorno in cui non pensasse al fragore della lama che lo trafisse con veemenza. Era convinto che quel selvaggio assassino fosse ormai morto, comunque.
– Chi mai riuscirebbe a sopravvivere con il corpo mozzato in due? – pensava. Ma ciò non lo confortava per niente.
A cena non toccò cibo. Prese solo un boccale rinfrescante di Ardees. Di tutte le bevande, quella era senza dubbio la sua preferita. Gli piaceva prenderla quando andava a trovare il vecchio Dex, alla taverna. In effetti era passato molto dall’ultima volta.
Uscì dal refettorio e si incamminò per raggiungere Yoda. Si udiva un leggero brusio in sottofondo. Al Tempio non era così inconsueto rimanere svegli fino a tardi. Riconobbe da lontano la Magistra Nu, appena tornata dal briefing sugli assedi nell’Orlo Intermedio. Il momento non era certo propizio, ma la sua indole generosa lo spinse a salutarla con riverenza.
– Magistra Nu. – Obi-Wan sorrise e chinò il capo.
– È un piacere, Maestro Kenobi. Sarete lieto di sapere che gli assedi sono stati eliminati. Dovete ringraziare il Maestro Mundi. Ha un innato senso dell’oratoria, devo concederglielo. È un Cereano, dopotutto. Si sa che sono una razza molto sveglia. – La donna parlò con fierezza, accennando una risata.
Era molto attenta e composta, non era solita scherzare. Ma, più di tutti, sapeva riconoscere i pregi negli altri. Non sorprende che ella fosse la Jedi più rispettata dell’Ordine. Obi-Wan sorrise genuinamente. Quelle poche parole sembrarono fargli dimenticare tutto per un istante. Gli restituirono una scintilla di buon umore.
– Una grande notizia, non c’è che dire. –
Dopo una breve pausa, Obi-Wan riprese a parlare.
– Vogliate scusarmi, il dovere chiama. Vi auguro una buona notte, Magistra. –
– Che la Forza sia con voi, Maestro Kenobi. Portate i miei ossequi al giovane Skywalker. –
– Naturalmente… –
Scese le scalinate e raggiunse la sala della meditazione. Bussò. Ma nessun rumore dall’altra parte. Neanche il più piccolo sibilo. Entrò. La sala era buia, deserta.
– Curioso, eppure è facile trovarlo qui, a quest’ora. Ho un brutto presentimento… – mormorò, aggrottando la fronte.
Non ebbe il tempo di aggiungere altro, che una voce pacata lo colse di sorpresa.
– Bisogno di me tu hai, Obi-Wan? –
Non era la prima volta. Yoda era solito palesarsi dal nulla. Si diceva che il suo legame con la Forza fosse tale da farlo passare inosservato agli occhi degli altri.
– Maestro Yoda!
Obi-Wan si voltò in un lampo. Poi si grattò dietro la nuca.
– Perdonatemi. Sì, ho bisogno di voi. Con permesso. –
– Accomodiamoci, vecchio amico. –
Si sedettero uno di fronte all’altro, a circa un metro e mezzo di distanza. Yoda chiuse gli occhi e inspirò profondamente. Poi cominciò a parlare.
– Il giovane Skywalker turbato è, l’ho percepito. Soffre tremendamente. –
– Sì, Maestro. Ma è troppo aggressivo. Il suo desiderio di vittoria lo rende cieco. Non sono sicuro che ce la farà . Ho l’impressione che questo sarà il mio fallimento. E così avrò deluso l’Ordine. E voi. E anche Qui-Gon. –
– Se davvero il Prescelto egli è, a domare i suoi sensi imparerà . – Abbatterti non devi, Obi-Wan. Un Maestro capace tu sei. Pazienta. Abbi fiducia. –
– D’accordo, ci proverò. –
Yoda spalancò gli occhi. Si alzò e gli si avvicinò con aria minacciosa. Poi prese il bastone e gli diede un leggero colpo sulla spalla.
– No. Non provare. Fare, o non fare. Non c’è provare. –