Cari lettori, voglio accompagnarvi in un viaggio che non a tutti piacerà, ma che vi porterà a conoscere un personaggio che la gran parte di voi ha fino ad ora considerato come l’eroina della storia. Sto parlando di Rey Palpatine e del suo lato oscuro, che forse non vi è mai parso di scorgere ma che, dal lontano 2015, vi è sempre stato sotto gli occhi.
Presentata come il personaggio positivo della terza trilogia; odiata da molti, amata da altrettanti. Non sono qui, oggi, per definire se la giovane Jedi sia o meno un buon personaggio; ma piuttosto per porvi un importante quesito: conoscete davvero Rey Palpatine?
Potremmo iniziare la nostra analisi a partire dal primo momento in cui vediamo Rey: la protagonista, certo, ma anche una ladra di rottami (sebbene il termine ufficiale fosse “cercatrice”); oppure potremmo concentrarci sui suoi amici, cui lei dedica particolari attenzioni e affetti, fin tanto che le tornano comodi; altrimenti si potrebbe parlare del povero Finn, cui è stata lasciata fino alla fine la speranza che i suoi sentimenti, seppur mai dichiarati, potessero essere ricambiati.
Eppure, i film da noi tanto amati (o forse no) non hanno mai voluto portare la nostra attenzione su queste tematiche marginali, tracciando invece un sentiero ben preciso, forse ad un certo punto anche obbligato, come uno slalom tra scelte commerciali e buchi di trama. Ebbene, voglio combattere ad armi pari, per tanto vi porterò alla verità tramite quello stesso sentiero.
Il ruolo di Rey nella diade. L’addestramento di Rey appare piuttosto confuso e incostante; tuttavia, potremmo considerare come cardine della sua evoluzione Jedi l’incontro con Luke. Il Maestro, fin da subito, si mostra riluttante all’idea di istruirla. Viene spontaneo pensare che la sua reticenza fosse dovuta all’esperienza vissuta con l’ultimo Jedi da lui addestrato, il nipote Ben. Ma è stato davvero solo un mero pregiudizio a frenare Luke, oppure lo Skywalker ha visto qualcos’altro in lei? La risposta ci viene data in Episodio VIII: Gli ultimi Jedi, dallo stesso Luke:
Ho visto questa forza bruta solo una volta, in Ben Solo. Allora non ebbi paura…Ne ho adesso.
Un’ulteriore conferma ci viene data in Episodio IX: L’ascesa di Skywalker, questa volta da Darth Sidious:
Il tuo odio, la tua collera. Tu vuoi uccidermi.
Non esattamente i pensieri di una Jedi…Viene quindi da domandarsi se tra protagonista e antagonista di questa trilogia, ovvero tra Kylo Ren e Rey, ci sia un’effettiva differenza. La risposta, naturalmente, è affermativa, ma forse è il momento di mettere in dubbio il nostro punto di vista al riguardo, quello derivato dal modo in cui la storia ci è stata presentata; circondando il buio di lampadine, anche l’oscurità ci può sembrare luminosa.
Lato Chiaro e Lato Oscuro sono complementari, così come i due componenti della così detta “Diade nella Forza”. Ma siete certi di sapere chi dei due rappresenta l’uno e chi l’altro?
La verità è che è stata l’ipocrisia di Rey a spingere la giovane donna a rimanere nel Lato Chiaro, nonostante la sua attrazione per l’oscurità. Lo si può evincere sempre da Episodio IX: “Il tuo unico scopo è condurmi ad odiare” dice la Palpatine, “Ma io non odierò…neppure te”. Il tono con cui una frase viene pronunciata, dice spesso più delle parole stesse, e Rey in questo caso sembra intenta a convincere sé stessa, più che il suo interlocutore.
Kylo Ren, invece, non ha mai negato la sua propensione per il Lato Oscuro ed è stato proprio questo fattore a consentirgli di combatterla.
Ben e Rey: farà male a me e farà male a voi, ma è comunque giunto il momento di parlarne. Fin dall’inizio vediamo il Cavaliere di Ren, seppur ben determinato a perseguire i suoi obiettivi, cercare di portare Rey dalla sua parte.
Allo stesso tempo, vediamo la ragazza odiarlo incondizionatamente, fino ad un certo momento in cui, repentinamente e senza alcuna ragione apparente, questo atteggiamento cambia. Non saprei dare una spiegazione a tale fenomeno e probabilmente una spiegazione non c’è, ma non possiamo non tenere conto dei problemi relativi alla sceneggiatura dei film. Tralasciamo quindi anche questo elemento.
Si dice che si possa conoscere qualcuno anche solo vedendo il modo in cui riesce ad amare. E allora vediamolo insieme: Ben ha sacrificato la sua vita per lei, e lo ha fatto letteralmente con il sorriso. E Rey?
Alla fine di Episodio IX: L’ascesa di Skywalker, vediamo l’Imperatore scaraventare Rey al suolo e Ben cadere da un precipizio. Noi tutti abbiamo temuto il peggio per il giovane Skywalker; cosa che, teoricamente, avrebbe dovuto fare anche Rey, che invece pare più che altro preoccupata per il suo mal di schiena.
Ma i pericoli per Solo, sfortunatamente, non finiscono qui. Sono infatti passate circa 2 ore dall’inizio del film quando Ben, improvvisamente, muore. Dopo la sua scomparsa, vediamo una Rey felice. Felice perché il grande villain, Sidious, è stato sconfitto e la Galassia è finalmente salva.
Rey torna all’accampamento della Resistenza, dove tutti stanno giustamente festeggiando la vittoria. Per ovvi motivi è lei che tutti pensano abbia sconfitto Palpatine, liberando così l’intera Galassia, non che questo sia sbagliato. Forse, però, mentre festeggiavamo lo scampato ritorno di Palpatine, ci siamo dimenticati di un piccolo dettaglio, e a quanto pare se ne è dimenticata anche Rey: lei non era da sola nella battaglia di Exegol. Non solo pare essersene dimenticata, ma non dà neanche l’impressione di voler, in futuro, rendere qualcuno partecipe dei meriti di Ben.
Non si tratta più di valutare il discutibile affetto da lei provato, ma quanto meno il rispetto nei confronti di qualcuno che le ha salvato la vita, dando la sua in cambio. Questo aspetto porta inevitabilmente a riconsiderare anche i momenti passati: sono davvero stati sentimenti quelli che l’hanno avvicinata a Ben, oppure solo un’attrazione verso l’oscurità? La stessa che, tempo prima, Luke aveva percepito il lei. Sta di fatto, che è questo il ringraziamento che Rey decide di dare al giovane Skywalker: l’oblio.
Ne abbiamo la prova definitiva in quel momento; il momento che ha portato con sé un insulto morale nei confronti di un’intera famiglia, la stessa che ci ha accompagnati nel corso dell’intera Saga.
“Rey Skywalker”: un furto d’identità, a condire una damnatio memoriae sadicamente architettata. Come a dire “Sono io ciò che rimane di loro. Sono io che verrò ricordata”. Lo stesso titolo del film, che ci preannunciava un riscatto per la famiglia e per l’uomo che ne ha fatto parte, che mai nessuno nella Galassia aveva mai del tutto compreso, ma che al contempo ci ha insegnato il valore, l’onore e il coraggio di combattere il male. E invece ci viene detto che quel titolo non era per lui, non era per loro, bensì per una donna che neanche ha voluto rispettarli.
L’eroe di una storia dovrebbe lasciarci con un bel messaggio. Rey ci lascia con l’idea per cui, se la nostra famiglia porta un cognome legato a qualcosa di negativo, noi dobbiamo rinnegare le nostre origini per poter fare qualcosa di buono. Un messaggio che definirei atroce, che fa male, per mille motivi e che, se c’è qualcosa che ci insegna, è che non sempre chi viene presentato come eroe, è in grado di comportarsi come tale. Che ironia…ha allontanato il suo nome da quello dei Palpatine, ma non sé stessa…
Cari lettori, questa è Rey Palpatine. Siete ancora sicuri che sia un’eroina?